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Evitare lo stress o essere più rilassati?

Qui di seguito un prezioso contenuto estratto dal libro
Il Potere delle Parole e della PNL”.

Il problema è che molte critiche, oltre ad essere dei giudizi “negativi”, vengono espresse in negativo anche a livello linguistico: cioè, sono espresse sotto forma di negazione verbale.

Per esempio, “evitare lo stress” e “diventare più tranquilli e rilassati”, sono due modi di descrivere verbalmente uno stato interno simile, anche se vengono utilizzate parole abbastanza diverse.

La prima affermazione (“evitare lo stress”) descrive ciò che non si vuole. La seconda (“diventare più rilassati e tranquilli”) descrive ciò che si vuole.

Allo stesso modo, molte critiche vengono incorniciate riferendosi a ciò che non si vuole, piuttosto che a ciò che si vuole. Per esempio, l’intenzione positiva (o il criterio) che sta dietro la critica “è una perdita di tempo”, probabilmente è il desiderio di “utilizzare le risorse disponibili in maniera accorta ed efficace”. Comunque, non è facile appurare l’esistenza di una simile intenzione dalla “struttura superficiale” della critica, perché è stata enunciata in termini di ciò che doveva essere evitato.

Per questa ragione, un’abilità linguistica fondamentale per gestire le critiche e per trasformare le cornici-problema in cornici-risultato è quella di riconoscere ed estrarre affermazioni in positivo di intenzioni positive.

A volte ciò può risultare difficile, perché i critici operano per lo più a partire dalla cornice-problema.
Per esempio, se chiedete ad un critico quale sia l’intenzione positiva che sta dietro ad una critica come: “Questa proposta è troppo dispendiosa”, è probabile che otterrete inizialmente una risposta del tipo: “L’intenzione è quella di evitare costi eccessivi”. Notate che, nonostante sia un’“intenzione positiva”, viene espressa o formulata linguisticamente in maniera negativa, in quanto afferma che cosa deve essere “evitato” piuttosto che ciò che deve essere raggiunto.

L’affermazione positiva corrispondente a questa intenzione sarebbe qualcosa del tipo “assicurarsi che sia alla propria portata” o “essere certi di rientrare nel budget”.

Per estrarre le formulazioni positive dalle intenzioni e dai criteri, è necessario porre domande di questo tipo:
Se (lo stress/la spesa/il fallimento/la perdita) è quello che non vuoi, allora che cos’è quello che vuoi veramente?” o
Che cosa ti porterebbe (in che modo ne beneficeresti) se fossi capace di evitare ciò che non vuoi, o di sbarazzartene?”.

Trasformare le critiche in domande
Una volta che l’intenzione positiva di una critica è stata individuata ed è stata espressa in termini positivi, la si può trasformare in una domanda.
Quando una critica viene trasformata in una domanda, le opzioni per rispondervi sono completamente diverse da quelle adottate quando viene espressa come generalizzazione o giudizio.

Immaginate, per esempio, che il critico abbia chiesto:
Come affronteremo la situazione?”,
invece di dire: “È troppo costoso.”
Quando viene posta questa domanda, l’altra persona ha la possibilità di mettere in risalto i dettagli del progetto, piuttosto che dover essere in disaccordo o in conflitto con il critico.
Questo vale praticamente per tutte le critiche.

La critica: “Questa idea non funzionerà mai” può essere trasformata nella domanda: “Come stai implementando effettivamente quell’idea?”.

La frase: “Non è un progetto realistico”, può essere reincorniciata così: “Come puoi rendere più realistiche e concrete le fasi del tuo progetto?”.

La protesta: “Richiede troppo sforzo”, può essere riformulata così: “Come puoi renderlo più facile, e più semplice da realizzare?”.

Tipicamente, queste domande hanno lo stesso scopo delle critiche, ma sono molto più produttive.  Notate che le domande sopra citate sono tutte domande “COME”.
Questo tipo di domanda tendenzialmente si dimostra la più utile. Le domande “PERCHÉ”, per esempio, spesso presuppongono altri giudizi, che possono far regredire la situazione fino al conflitto o al disaccordo.

Chiedere: “Perché questa proposta è così dispendiosa?” o “Perché non puoi essere più realista?”, presuppone ancora una cornice-problema.
Lo stesso vale per le domande del tipo: “Che cosa rende la tua proposta così dispendiosa?” o “Chi pagherà per questo?”. Tipicamente, le domande “come” sono le più efficaci per rifocalizzarsi su una cornice-risultato o su una cornice-feedback.

Riassumendo, per aiutare qualcuno ad essere un critico ‘costruttivo’, o un buon consigliere, è utile:
1) individuare l’intenzione positiva che sta dietro la critica,
2) assicurarsi che l’intenzione positiva sia espressa in positivo, e
3) trasformare la critica in una domanda, e, in particolare, in una domanda ‘come’.

Questi passaggi si possono eseguire rivolgendo al critico la seguente serie di domande:

  1. Qual è la vostra critica o la vostra obiezione?
    Esempio: “Quello che stai proponendo è superficiale”.
  1. Qual è il criterio o l’intenzione positiva che sta dietro la critica?
    Che cosa state cercando di ottenere o di proteggere con questa critica?
    Esempio: “Un cambiamento profondo e duraturo”.
  1. Se questa è l’intenzione, qual è la domanda “COME” che è necessario porre?
    Esempio: “Come fai ad essere sicuro che la proposta affronterà gli argomenti chiave che sono necessari per un cambiamento profondo e duraturo?”.

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