Blog -> Risorse di P.N.L. -> Le tue convinzioni determinano i risultati che ottieni

Pensateci un attimo: i problemi sono inesistenti in mancanza degli esseri umani ai quali sono collegati. Non hanno un’esistenza propria nell’universo. Esistono solamente nelle nostre percezioni e nel nostro dare un senso alle cose. Sono le nostre convinzioni riguardo a ciò che ci accade a trasformare un evento in un problema.

Quel che mi interessa fare oggi è lavorare proprio sulle convinzioni. Assumere il loro controllo significa assumere il controllo sulla propria vita.

Parte di ciò che dobbiamo fare è aiutare le persone ad avere convinzioni più utili.

Ad esempio, vi stavo raccontando di Charlie. Era uno di quegli schizofrenici paranoici tanto dolci, di quelli che fanno tenerezza.
Era terrorizzato. Gli chiesi: “Perché continui a guardare fuori dalla finestra? Siamo al terzo piano, cosa ti aspetti di vedere?”.
Allora mi disse che il Diavolo gli parlava.
E quando entrava uno psichiatra, Charlie sbottava: “Il Diavolo mi ha detto che gli appartieni e che brucerai all’inferno”. Lo psichiatra scuoteva la testa e, per aiutarlo a star meglio, lo imbottiva di psicofarmaci. Tutto questo nella speranza che “gli si sarebbero schiarite le idee”.

Be’, resti fra noi, io sono cresciuto negli anni Sessanta e ho una discreta esperienza in materia… e vi posso assicurare che quando ti imbottisci di quella roba, le idee si annebbiano più che schiarirsi!

La maggior parte degli psichiatri semplicemente non sapeva cos’altro fare. Avevano le migliori intenzioni, seguivano il protocollo.
Non provavano niente di nuovo, ed è lì che io ero in vantaggio. Dato che ciò che facevano non funzionava, ne dedussi che qualsiasi cosa io avrei provato di diverso avrebbe avuto più probabilità di successo.
Gli psichiatri gli dicevano che non parlava realmente con il Diavolo, e Charlie rispondeva: “Mi ha avvisato che me lo avreste detto. Mi ha anche raccomandato di dirvi che verrà presto a prendervi”.

Sono convinto che se uno schizofrenico non è in contatto con la nostra realtà, quello che bisogna fare è cambiare la sua realtà.

In effetti, cambiare la realtà è una buona idea, anche se non sei schizofrenico. Spesso pensiamo che il nostro modo di vedere il mondo sia quello corretto, finché qualcosa ci dimostra che abbiamo torto. La realtà non è stabile quanto si crede.
Per secoli si è sostenuto che la terra fosse piatta e che quindi non era possibile circumnavigarla altrimenti si sarebbe finiti per cadere chissà dove. Così, nessuno nemmeno ci provava.
Quando poi qualcuno ha detto: “Chissenefrega, proviamoci lo stesso”, ha scoperto un nuovo mondo. C’era un intero continente, ad aspettarli. Più d’uno, anzi. E quelli esclamarono: “Wow! Guarda che roba!”.

La ragione per cui ho avuto così tanto successo con pazienti di fronte ai quali altri prima di me si erano arresi consiste principalmente nel fatto che io non mi sono mai arreso. Non che qualsiasi cosa io facessi con un cliente funzionasse subito, al primo colpo. Però, ero assolutamente determinato ad aiutare quelle persone a risolvere i loro problemi. Ritengo sia una qualità essenziale per chiunque sia intenzionato a cambiare: essere determinati.

Ho sempre interpretato la storia di ciascun cliente e la sua cartella clinica in un unico modo: come una lista di cose che non avevano funzionato. A me interessano le cose che funzionano, a partire dal giusto tipo di convinzioni.

Prendete ad esempio il placebo. A volte la gente ne parla come fosse una cosa di poco conto: “Oh, è solo un effetto placebo”. Scusa? Solo un effetto placebo?
Si sta dicendo che abbiamo la capacità di produrre autonomamente nel corpo antidolorifici e antidepressivi. E non stiamo parlando di guru o di santoni indiani, ma di ricerche mediche.

 

Le statistiche provano che la nostra mente può avere un’efficacia pari a quella di un farmaco antidolorifico. E questi dati derivano da studi approfonditi condotti su persone normalissime. I ricercatori oggi sanno che il nostro cervello funziona in maniera diversa dopo la somministrazione di un placebo.

 

La mia idea è di cominciare a produrre i nostri placebo personali, sotto forma di convinzioni che ci aiutino a migliorare la nostra vita. La “realtà” che create con la vostra mente tramite il potere delle convinzioni può essere reale quanto qualsiasi agente esterno. È semplicemente fantastica, la quantità di potere che siete in grado di scatenare.

Ho visto gente fare miracoli incredibili e guarire per puro caso. Il padre di una delle persone che ho incontrato era stato appena rimandato a casa dall’ospedale: gli avevano diagnosticato una malattia terminale incurabile. Né il medico, né la famiglia gli dissero come stavano veramente le cose.
Una volta a casa, l’uomo cominciò ad alzarsi e ad andare in giardino a curare le piante, iniziò a fare un po’ di tutto e ricominciò a fare passeggiate, mentre la famiglia pensava: “Da un momento all’altro potrebbe morire”.
Ma continuarono a non dirgli niente. Passati sei mesi, la famiglia iniziò a preoccuparsi. Dissero al dottore: “Ha detto che sarebbe morto e invece è ancora vivo”.
E il dottore rispose: “State scherzando? Credevo se ne fosse andato mesi fa”.
No. Si dedica al giardinaggio e si diverte.
E il dottore: “È bene che me lo portiate, bisogna visitarlo”.

Lo riportarono in ospedale, fecero una serie di analisi e constatarono che la malattia era scomparsa. La chiamano “remissione spontanea”.
Il paziente, tuttavia, era infastidito e chiese: “Ma perché mi fate tutti questi esami? Mi avevate già guarito l’altra volta!”.
E il dottore: “Cosa?”. “Be’, mi avete mandato a casa. Non mi avreste mandato a casa se non fossi già guarito.
Così, la convinzione accidentale di essere guarito potrebbe aver causato la sua remissione spontanea.

Ora… non potevo farne a meno… ho chiamato il dottore e gli ho chiesto: “Ma è vera questa storia?”.
E lui mi ha risposto: “No. In realtà dobbiamo aver letto male i risultati dei primi esami. Ci dev’essere stato un errore di diagnosi”.

Ci sono casi in cui ci troviamo davanti a cose che non siamo in grado di spiegare e allora ci inventiamo delle scuse. È qui che manchiamo di vedere l’ovvio. Esistono migliaia e migliaia di casi di remissione spontanea, ogni anno.

 

Le vostre convinzioni sono in grado di intrappolarvi o di rendervi liberi. Ciò di cui siete convinti determinerà cosa decidete di fare.
Se volete veramente cambiare, il primo passo sta nel convincervi al cento per cento di poterlo e di volerlo fare.

 

A quanti di voi da bambini o da ragazzi hanno detto che non avevate talento musicale? A quanti di voi hanno detto che non eravate portati per l’arte?

Ora, le mie domande sono… “Chi lo dice?” e “Come fa a saperlo?”.

Ve lo chiedo perché anche a me hanno detto le stesse cose.

Quando andavo a scuola, mi hanno chiesto di disegnare un albero. Finito il disegno, l’insegnante è venuta da me e mi ha detto: “È bruttissimo. Non sei portato”.
Nei trent’anni successivi non ho più preso in mano un pennello, perché avevo creduto alle parole dell’insegnante.
Poi, un giorno, mia moglie arrivò a casa con colori e pennelli e disse: “Dai, dipingiamo”, e io mi trovai a risponderle: “Ma io non sono portato”.
Mi guardò sollevando un sopracciglio. C’è qualcosa di speciale nel guardare qualcuno sollevando un sopracciglio: si trasforma immediatamente in una sfida.

Eravamo a Londra, quindi me ne andai fino a Covent Garden e trovai uno di quei pittori molto bravi. Gli chiesi come facesse a dipingere. Mi spiegò che, semplicemente, lui guardava quello che voleva dipingere e poi lo immaginava sulla tela. Ripeteva questa procedura una serie di volte, finché riusciva a vedere l’immagine in modo chiaro e vivido sulla tela. Poi si limitava a ricalcare l’immagine proiettata mentalmente, riproducendo il mondo esterno. Così cominciai a utilizzare questa tecnica e mi ritrovai a dipingere.

Gli altri finiscono per imporci una tale quantità di limitazioni che è una cosa sana metterne in dubbio, come minimo, una parte.

A questo proposito, prendiamo la convinzione che molte persone hanno riguardo al parlare in pubblico. Alcuni sono convinti di non essere il tipo di persona in grado di sentirsi sicura mentre espone le proprie idee davanti a un gruppo. Pensano semplicemente di essere timidi.
Dunque, sono sicuro che ci siano molti di voi, qui, convinti di non poter cambiare.

Voglio fare una prova, per dimostrarvi che il cambiamento è possibile e che può accadere in pochi minuti. Dopo ci proverete anche voi, e non sorprendetevi troppo per la velocità e la facilità con le quali riuscirete a trasformare le vostre convinzioni.

Lo sapevate che, secondo un recente sondaggio, in media la più grande paura delle persone è quella di dover parlare in pubblico? Per quanto possa sembrare assurdo, viene anche prima della paura della morte, che è solo terza nella lista. Se i dati sono veri, significa che a un funerale la maggior parte dei presenti preferirebbe essere il tizio nella bara, piuttosto che doversi alzare e leggere la preghiera dall’altare.

 

Ora, lascia che ti faccia una domanda. C’è stato un tempo in cui non sapevi camminare. Poi hai imparato. C’è stato un tempo in cui non sapevi parlare. Poi hai imparato. Pensi che sia possibile che tu possa imparare anche a parlare in pubblico?

Vedi, io ho la convinzione che tu possa essere a tuo agio nel parlare di fronte a un gruppo. Ad esempio, è solo davanti agli esseri umani che sei nervoso? Se dovessi fare una presentazione di fronte a un gruppo di cani, saresti comunque terrorizzato?

Quindi, il problema non è il numero dei componenti del pubblico. Il problema è che sono esseri umani. Gli umani fanno molta più paura dei cani.

Ora, ciò che mi interessa è che tu ti renda conto che, a un certo punto della tua vita, ti sei creato una convinzione riguardo al tipo di persona che sei. Probabilmente rispecchiava ciò che credevi essere vero allora.
Ebbene, se adesso cambi quella convinzione, puoi cominciare a vedere te stesso come la persona che desideri diventare. Voglio che tu immagini per un secondo la persona che hai creduto di essere, uno che è terrorizzato all’idea di parlare in pubblico: nota dov’è collocata l’immagine.

Ora, fai un respiro profondo e immagina di essere una persona a proprio agio di fronte a un pubblico. Nota dov’è collocata l’immagine e le differenze tra questa e la precedente.

Hai una vecchia immagine, che è ciò di cui sei stato convinto, e una nuova immagine di ciò di cui vuoi essere convinto da ora in poi. Il passo successivo è il seguente: voglio che tu prenda la vecchia immagine di te come persona che non riesce a parlare in pubblico e che la allontani verso l’orizzonte. Quindi, voglio che tu prenda la nuova immagine di te, sicuro e capace di parlare in pubblico, e che la porti rapidamente nella posizione precedentemente occupata dalla vecchia immagine.

Quando cominci a provare paura, da dove inizia questa sensazione nel tuo corpo?
E qual è il luogo successivo in cui la percepisci nel tuo corpo… e quello ancora dopo?

Ecco cosa voglio che tu faccia. Desidero che immagini di parlare di fronte al pubblico e, mentre lo fai, voglio che noti la sensazione muoversi come hai appena descritto. Ma, mentre lo fai, devi immaginare di prendere la sensazione e di capovolgerla, in maniera tale che cominci a muoversi nella direzione opposta. Immagina di prendere la sensazione di paura e, anziché farla risalire lungo il corpo, falla scendere seguendo lo stesso percorso, ma al contrario. Continua a farla girare in questo nuovo modo, mentre immagini di parlare di fronte a queste persone, e nota come ti senti.

 

Forte, vero? E adesso è ora di cambiare sul serio.

Richard Bandler – Alessio Roberti – Owen Fitzpatrick

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